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Il Tuo Infermiere: Prevenire è meglio che curare

Infermiere a domicilio e il ruolo della nutrizione nella modulazione dell'infiammazione

Lo scorso 20 ottobre si è tenuto presso il Cardiocentro di Lugano un importante congresso di in-formazione sull’igiene alimentare.

Presente iltuoinfermiere.it, delegato di AssoCareNews, con lo scopo di carpire qualche nozione in più sul ruolo dell’alimentazione nella prevenzione delle patologie.Cosa fanno di più i nostri vicini di casa?

E’ ormai abbastanza noto a tutti che un buono stato di benessere non comprende l’assenza di malattia, ma il giusto equilibrio tra le diverse componenti bio-psico-sociale che appartengono ad ognuno di noi. Quando si va incontro ad uno squilibrio tra queste sfere si viene a creare uno stato di malessere che può rientrare solo se si è in grado di ricreare un nuovo equilibrio omeostatico tra le parti. Questo significa che, anche in presenza di malattia cronica come il diabete, dove non esiste un processo di guarigione, è possibile comunque ricreare uno stato di omeostasi e di riequilibrio bio-psico-sociale per poter rimanere al proprio domicilio evitando di fare la spola al prontosoccorso. E' qui che Il Tuo Infermiere ti aiuta: “non basta prevedere la malattia per guarirla ma occorre insegnare la salute per conservarla” come insegnò Ippocrate.

Insegnare la salute comprende quindi un percorso di buone norme che rappresentano un vero e proprio stile di vita. Secondo gli ultimi dati ISTAT, il 40% delle persone che vengono ricoverate negli ospedali risulta denutrito, mentre, nel Canton Ticino, il 41% è affetto da obesità o in sovrappeso. Solo l’11% della popolazione consuma le 5 porzioni di frutta e verdura raccomandate dalle tabelle nutrizionali, mentre il 50% della popolazione Europea svolge il minimo dell’attività sportiva raccomandata (20 minuti di camminata al giorno).

Dati appartenenti al 2006 evidenziano un progressivo aumento negli ultimi anni di malattie come il morbo di Alzhaimer e il diabete con studi correlati in soggetti affetti da patologia infiammatoria cronica. Questo significa che una predisposizione genetica ad una data malattia può essere in qualche modo controllata attraverso la modulazione dello stato infiammatorio dell’individuo esposto.

Eric Grimm, docente di Epidemiologia e Nutrizione alla Harvard Medical School, in una dichiarazione del 2007, affermò: “quella che ci troviamo a combattere è un’epidemia di infiammazione”.

L’ infiammazione può manifestarsi in due modi: viene detta benefica (o calda), quando si presenta con dolore, tumefazione, arrossamento, calore, gonfiore e compromissione della funzionalità. In questo caso è più facile fare diagnosi in quanto i segni e sintomi che la rappresentano sono ben visibili anche ad occhio nudo; oppure può essere novica (o fredda), quando è rappresentata da uno stato latente di attivazione immunologica che evolve in stato cronico dando origine a tutte le patologie.

La risposta infiammatoria è data dall’attivazione e la liberazione di omega 6 mentre la risoluzione anti - infiammatoria, dagli omega 3. Il giusto rapporto tra un aumento di omega 3 contro una riduzione di omega 6 concorre nel meccanismo di modulazione dell’infiammazione.

Un’infiammazione di tipo novico, ovvero silente, porta inevitabilmente a stress ossidativo e di conseguenza all’insorgere della malattia. Un percorso riabilitativo di salutogenesi (ovvero di raggiungimento di un’adeguata omeostasi tra le componenti bio-psico-sociali), non deve essere limitato all’esercizio fisico 2/3 volte la settimana, ma comprende ogni giorno:

- training emozionale, imparando a gestire lo stress avvertendo i campanelli di allarme che portano verso un lento e ripido esaurimento come i disturbi del sonno;

- training nutrizionale, assunzione di pasti ad orari regolari prediligendo alimenti che concorrono a tenere bassa l’insulina, aumentare il cortisolo, riequilibrare la flora batterica intestinale (utile anche dopo i 40 anni l’integrazione di coenzima Q10, melatonina, Vit. C, Vit. D);

- training fisico che prevede minimo 20 minuti di camminata al giorno;

- training nutraceutico attraverso l’uso di sostanze in grado di influenzare positivamente le funzioni dell’organismo.

In sintesi il “piatto ideale” che deve comparire sulla tavola di ognuno di noi ogni giorno deve contenere:

CARBOIDRATI SCURI a scelta tra pane, pasta o riso integrali, oppure quinoa, farro, avena, orzo, riso nero, venere o rosso, grano saraceno o altri cereali poveri;

PROTEINE VEGETALI e ANIMALI come legumi (fagioli, ceci, lenticchie, fave, piselli, lupini, soia), pesce azzurro, uova, bresaola, prosciutto crudo, grana, parmigiano, ricotta di capra o pecora e carne;

CARBOIDRATI COLORATI, verdura a foglia e fiore, verdure a radice, verdure a fusto, verdure a bulbo, verdure a frutto e crucifere.

Tutto questo nel rapporto di 40% carboidrati (vegetali freschi, frutta e legumi), 30/35% grassi monoinsaturi e polinsaturi (olio extravergine, noci, omega 3), 20/30% proteine (pesce, pollo, tacchino, uova, formaggi).

Anche se di fatto sembra che fin qui non si sia detto nulla di nuovo, perseverare nell’informazione rimane l’unico modo per portare a conoscenza la popolazione sulla prevenzione delle patologie croniche. Tanto più tempestivamente se ne viene a conoscenza, tanto più facile sarà evitare i possibili danni.

 


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