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Morire di crepacuore ovvero Cardiomiopatia da Stress

La Cardiomiopatia da Stress: fai un ECG a domicilio per non morire di "crepacuore"

 

 

 

La cardiomiopatia da stress, o in gergo corrente, la “sindrome da crepacuore”, è una patologia che ha avuto il suo primo riscontro clinico negli anni novanta in Giappone. Colpisce prevalentemente le donne in menopausa e pare che la causa sia dovuta a un forte stress emotivo.

I sintomi sono gli stessi dell’ infarto miocardico: dolore al petto con irradiazione al braccio sinistro e mancanza di fiato improvvisa ma un controllo in urgenza delle arterie coronarie non evidenza nessun restringimento delle stesse e di conseguenza si esclude a priori di trovarsi di fronte a un attacco cardiaco.

Si tratta della cardiomiopatia da stress, detta anche sindrome di takotsubo parola giapponese che significa “vaso per la cattura dei polipi”, perché il cuore colpito da questa malattia assume proprio questa forma caratteristica.

Nella stragrande maggioranza dei casi colpisce le donne in menopausa, tra i 50 e i 75 anni, in seguito a uno stress psichico intenso come un lutto, un forte spavento, un incidente e nella metà dei casi si presenta in associazione a disturbi psichiatrici come la depressione.

Ma cosa succede esattamente al cuore colpito da questa sindrome?

Non sono ancora del tutto chiari i meccanismi di insorgenza di questa patologia, cosi come le cause”, spiega il Dott. Margonato, primario di Cardiologia clinica e Terapia intensiva coronarica dell’ IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano. “Si pensa che, in seguito allo stress subito, si liberino nel sangue grandi quantità di adrenalina e che ciò provochi lo spasmo dei piccoli vasi del cuore e la conseguente disfunzione del muscolo cardiaco. In pratica, la punta del cuore e in particolare il ventricolo sinistro non si contraggono in modo corretto”.

Quello che contraddistingue questa sindrome dall’ infarto vero e proprio, è il fatto che le cellule cardiache muoiono solo in modeste quantità. “La sindrome di takotsubo, in effetti, provoca la sofferenza delle cellule miocardiche; tale condizione, però, può essere quasi completamente reversibile perché si verifica solo una minima necrosi delle cellule stesse”, chiarisce l’ esperto.

A patto che si superi la fase acuta, è importante che al manifestarsi di sintomi come dolore, senso di oppressione al petto e/o mancanza di fiato, si vada al più presto in Pronto Soccorso per gli accertamenti del caso. Le ricerche più recenti hanno evidenziato che la sindrome da crepacuore ha la stessa mortalità dell’ infarto (attualmente del 5% nei migliori centri specializzati).

La diagnosi si basa prevalentemente sulla visita cardiologica e su alcuni esami di laboratorio e strumentali come elettrocardiogramma, angiografia e ecocardiogramma. Qui subentra la tempestività, la precisione nell’esecuzione del Il Tuo Infermiere e la grande competenza di Telemedico nella refertazione degli esami strumentali che si vanno ad effettuare.

Il trattamento della fase acuta è sintomatico e di supporto. In pratica si aiuta il cuore a superare la fase ischemica attraverso l’ impiego di farmaci specifici come i betabloccanti, anche per prevenire eventuali complicanze come scompenso cardiaco o trombosi, che possono rendere il quadro ancora più critico provocando ischemie o ictus.

 La ripresa di chi è colpito da questa sindrome è generalmente rapida e porta a un recupero completo in uno o due mesi a patto che si elimini alla fonte lo stress che ha causato l’ evento anche attraverso un supporto psicologico o psichiatrico.

 

Autore: F. Perego

 

 

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